Morti sul Lavoro in Italia: I Dati Preoccupanti dei Primi 5 Mesi del 2025

Il 2025 si conferma un anno drammatico sul fronte della sicurezza nei luoghi di lavoro. Secondo i dati diffusi dall'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering, nei soli primi cinque mesi dell’anno sono stati registrati 386 morti sul lavoro, un incremento del +4,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un dato che allarma e che riporta al centro dell’attenzione un’emergenza che continua a mietere vittime.
Dove avvengono le morti: in occasione di lavoro e in itinere
Le Regioni più colpite: mappa italiana a tinte rosse
I settori più pericolosi: costruzioni in prima linea
Quando si muore di più: il lunedì è il giorno nero
Età delle vittime: i lavoratori più anziani sono i più esposti
Donne e stranieri: le categorie più vulnerabili
Le denunce di infortunio: un calo che non deve illudere
Conclusioni: serve un cambio culturale radicale
Dove avvengono le morti: in occasione di lavoro e in itinere
È importante distinguere tra due tipologie di infortunio mortale:
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277 vittime sono decedute in occasione di lavoro, cioè durante l’esercizio diretto delle proprie mansioni.
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109 decessi si sono verificati in itinere, cioè nel tragitto tra casa e luogo di lavoro.
Questi ultimi sono in netto aumento rispetto al 2024, con un incremento di 26 unità, mentre gli incidenti sul posto di lavoro sono leggermente diminuiti di 9 casi.
Questa crescita delle morti in itinere suggerisce una riflessione più ampia sullo stress da pendolarismo, sulla sicurezza stradale e sulla mancanza di politiche aziendali orientate alla flessibilità oraria o allo smart working.
Le Regioni più colpite: mappa italiana a tinte rosse
La Lombardia in testa per numero assoluto di morti
In termini assoluti, la Lombardia guida la triste classifica con 42 vittime, seguita da Veneto (30), Campania (25) e Sicilia (23).
Zonizzazione del rischio infortunistico: il colore del pericolo
L’Osservatorio Vega ha stilato una zonizzazione cromatica sulla base dell’indice di incidenza dei decessi (rapporto tra morti e milione di occupati). La media nazionale è di 11,6 decessi ogni milione di lavoratori. Le regioni sono suddivise come segue:
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Zona Rossa: rischio molto elevato – oltre il 125% della media nazionale (11,6 morti/milione)
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Basilicata, Umbria, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Abruzzo, Sicilia, Puglia, Campania
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Zona Arancione: rischio elevato (tra il 100% e il 125% della media)
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Veneto, Calabria, Liguria
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Zona Gialla: rischio moderato
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Toscana, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Molise, Lombardia
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Zona Bianca: regioni virtuose con tasso di mortalità inferiore alla media
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Emilia-Romagna, Lazio, Sardegna, Marche
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Classifica delle regioni per numero assoluto di decessi:
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Lombardia: 42 morti
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Veneto: 30
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Campania: 25
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Sicilia: 23
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Piemonte e Puglia: 20 ciascuna
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Toscana: 19
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Lazio ed Emilia-Romagna: 17
Questa suddivisione consente di pianificare in maniera mirata gli interventi di prevenzione, rafforzare la vigilanza nelle aree più a rischio e promuovere buone pratiche dove l’incidenza è più bassa.
I settori più pericolosi: costruzioni in prima linea
Il dato più allarmante riguarda i settori economici con maggior numero di vittime:
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Costruzioni – 45 decessi
Il settore resta il più pericoloso, tra lavori in quota, cantieri stradali e mancato utilizzo di dispositivi di protezione individuale. -
Attività Manifatturiere – 43 morti
Incidenti meccanici, schiacciamenti, contatto con sostanze pericolose sono le cause principali. -
Trasporti e Magazzinaggio + Commercio – 33 decessi
Incidenti alla guida, movimentazione merci, carrelli elevatori.
In questi settori si concentra anche il più alto numero di denunce di infortunio, un segnale che oltre alle morti, esistono migliaia di infortuni non mortali che incidono sulla salute dei lavoratori e sulla produttività.
Quando si muore di più: il lunedì è il giorno nero
L’analisi settimanale conferma una tragica ricorrenza:
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Lunedì: 24,2% delle morti
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Venerdì: 21,3%
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Martedì: 18,1%
Possibili spiegazioni:
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stress e disattenzione al rientro dal weekend
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affaticamento pre-weekend
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mancanza di adeguata sorveglianza nei momenti di inizio e fine ciclo lavorativo
Età delle vittime: i lavoratori più anziani sono i più esposti
Le statistiche mostrano chiaramente che il rischio di mortalità aumenta con l’età:
Fascia d’età | Incidenza mortale (x milione) | Vittime |
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65+ anni | 30,7 | n/d |
55–64 anni | 19,1 | 102 |
45–54 anni | 12,0 | n/d |
I lavoratori over 55 rappresentano quasi la metà delle vittime in occasione di lavoro, nonostante una maggiore esperienza. Questo potrebbe essere attribuibile a:
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peggioramento delle condizioni fisiche
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turni pesanti
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carenza di aggiornamento sulla sicurezza
Donne e stranieri: le categorie più vulnerabili
Donne:
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37 vittime totali (18 in attività, 19 in itinere)
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+8 rispetto al 2024
Stranieri:
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87 morti (56 sul lavoro, 31 in itinere)
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Incidenza doppia rispetto agli italiani: 22,3 vs 10,3 morti/milione
Gli stranieri, spesso impiegati in lavori precari, usuranti o con barriere linguistiche, continuano a rappresentare oltre il 20% delle vittime totali. Serve una maggiore tutela attraverso:
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formazione linguistica sulla sicurezza
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controlli nelle filiere del subappalto
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riconoscimento dei diritti anche nei lavori stagionali
Le denunce di infortunio: un calo che non deve illudere
Nel periodo gennaio-maggio 2025 sono state registrate:
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247.681 denunce complessive, in lieve calo rispetto alle 251.132 del 2024 (-1,4%)
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210.460 in occasione di lavoro
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49.313 denunce da parte di lavoratori stranieri
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91.964 denunce da parte di donne, di cui oltre 73.000 relative a infortuni in occasione di lavoro
I settori con più denunce:
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Manifattura (27.023)
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Sanità (14.227)
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Costruzioni (14.145)
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Trasporti e Magazzinaggio (12.556)
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Commercio (12.531)
Il calo delle denunce non è necessariamente un segnale positivo: potrebbe indicare una sottostima degli eventi, scarsa fiducia nel sistema INAIL o ritardi nella comunicazione da parte delle aziende.
Conclusioni: serve un cambio culturale radicale
Nonostante le normative esistenti, i controlli periodici e le campagne di sensibilizzazione, il numero di morti sul lavoro in Italia continua a salire. Serve un vero cambio culturale, che parta da scuole, aziende, enti pubblici e cittadini:
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Maggiore investimento nella formazione sulla sicurezza
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Incentivi fiscali per aziende virtuose
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Potenziamento degli organismi di vigilanza
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Adozione di tecnologie per la prevenzione (DPI intelligenti, sensoristica IoT)
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Piani aziendali strutturati per la gestione dello stress e del rischio
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